Il sonno è un bisogno di base presente in tutti gli esseri umani, un bisogno fisico e psicologico indispensabile per il benessere della persona, al pari della fame. Infatti, ha la capacità di influenzare altri sistemi come l’alimentazione, il peso corporeo, i processi cognitivi.
In condizione di forti stress, è uno dei primi sistemi che tende a risentirne. Lo stress, infatti, prepara il terreno per quella che è chiamata insonnia psicofisiologica ed è la più diffusa nella popolazione generale.
Le caratteristiche di un sonno disturbato possono essere:
· Latenza di addormentamento (eccessivo tempo per prendere sonno)
· Difficoltà nel mantenimento del sonno (sonno intervallato da continui risvegli)
· Risveglio eccessivamente anticipato
Trasversalmente a questi solitamente c’è un problema di cattiva qualità del sonno, quindi un sonno percepito come non riposante.
Un aspetto importante è che l’insonnia produce effetti sia notturni che diurni. Soffrire d’insonnia non solo vuol dire dormire male, ma anche vivere male durante il giorno, nelle ore di veglia, sul posto di lavoro, nelle relazioni interpersonali, si può diventare irritabili e insofferenti. La co-presenza di difficoltà diurne e notturne è una condizione per porre una diagnosi clinica.
Se è vero che lo stress influenza la qualità del sonno, è altrettanto vero il contrario: soffrire d’insonnia vuol dire essere più vulnerabili allo stress quotidiano. Dunque stress e insonnia si influenzano a vicenda e l’uno può essere causa dell’altro.
Lo stress, inoltre, espone a problemi di natura emotiva: disturbi ansiosi, dell’umore (solitamente depressivi), disturbi dell’adattamento. Per questo motivo è importante prendersene cura ma anche cercare di prevenirlo, per evitare che funzioni da “apripista” per altri disturbi.
A volte i disturbi (come ad esempio quelli citati) possono essere co-presenti all’insonnia (insonnia + altro disturbo) oppure precedenti rispetto all’insonnia (disturbo già presente prima dell’insorgenza dell’insonnia), creando un circolo vizioso in cui l’uno incrementa l’altro e viceversa. Quello che sappiamo sulla loro interazione è che, agendo sull’insonnia, si può avviare un miglioramento non soltanto sulla stessa ma anche sul disturbo co-presente.
A volte invece l’insonnia non rappresenta un disturbo a sé, ma è sintomo di un altro disturbo, come per esempio nel Disturbo da stress post traumatico, in cui l’insonnia ne segnala la presenza.
Schematizzando, l’Insonnia può sempre presentarsi in vari modi:
• Disturbo a sé stante
• Disturbo che è presente ad uno o altri disturbi contemporaneamente
• Sintomo di altri Disturbi
• Fattore di rischio o predisponente per disordini, ad esempio, su base ansiosa e depressiva (questo diventa particolarmente plausibile a seguito di un evento imprevisto e negativo come quello legata alla Pandemia da Covid-19)
EPIDEMIOLOGIA
Vediamo la diffusione dell’insonnia nella popolazione generale in Italia (precedente al coronavirus).
· In Italia circa 8 milioni di persone soffrono di Insonnia
· Il 93% di queste non si è mai rivolto ad un medico
· Tanti hanno il problema ma sottovalutano o comunque non lo considerano causa di altre difficoltà che hanno nella loro vita e nel quotidiano.
· Nel 66% dei casi si protrae per oltre un anno, quindi si configura un’insonnia cronica e il 70% di questa percentuale assume sonniferi senza controllo medico.
· Il paradosso quindi è che da una parte tanti sottostimano, ma altrettanti vanno in overtreatment, quindi lo trattano eccessivamente e male, senza prescrizione medica e con dei significativi costi sia diretti (acquisto di farmaci) e/o indiretti (ad esempio: permessi per malattia, perché una caratteristica dell’insonne può essere che tenda ad evitare gli impegni quando percepisce disagio legato all’assenza di sonno, cercando di recuperare; colpi di sonno alla guida, etc.)
· Il 67% delle persone che soffrono d’Insonnia ha una bassa qualità di vita e i colpi di sonno alla guida causano 1000 morti e 120 mila feriti l’anno
· L’insonnia è più diffusa tra le donne, circa il doppio rispetto agli uomini (correlata spesso ad aspetti ormonali, endocrini, ginecologici).
· C’è una maggior incidenza tra gli anziani (attenzione però a distinguere i “disturbi” dalle “evoluzioni fisiologiche” del sonno dovute all’età)
INSONNIA E LOCKDOWN
Questa rappresenta una categoria molto numerosa, a cui appartengono casi che possono apparire sotto-soglia, ma che sono invece da attenzionare. Di questo gruppo fanno parte i tanti che fortunatamente non hanno subito particolari ripercussioni a seguito della pandemia (non sono operatori sanitari, né pazienti, né parenti di pazienti e magari non hanno nemmeno avuto la minaccia di perdita del lavoro...). Queste persone (in particolare tra i 18 e i 35 anni), però, sono stato bloccate in casa per il lockdown che ha imposto nuovi orari, nuovi ritmi e costretti ad una domiciliazione forzata H24, in abitazioni spesso piccole e/o sovraffollate.
Tutto questo rischia di avere un impatto sulla qualità del sonno comportando un esordio di insonnia, soprattutto per l’alterazione delle pratiche di buona igiene del sonno, dovute per esempio ad abuso di napping (sonno prolungato durante il giorno) e dozing (attività legate alla veglia, per esempio allo studio/lavoro/attività ludica, che ci si mette a svolgere a letto, andando però ad associare mentalmente un ambiente che dovrebbe essere deputato al sonno e al riposo con attività che si fanno fuori casa, in cui bisogna essere attivi e pronti). Questo apre il terreno per un’insonnia da cattiva igiene del sonno con alterazione dei bioritmi.
Il problema può manifestarsi nel momento in cui si ritorna alla routine giornaliera con le varie cose da fare e da gestire. Questo può portare ad una insonnia, anche se non legata necessariamente ad aspetti emotivi.
(Alterazione dei bioritmi durante il lockdown può essere dovuta a: mancanza della sveglia alla solita ora / dormire il pomeriggio in orari non indicati / fare molto tardi la sera / altre condotte disfunzionali del sonno)
TRATTAMENTO
È opportuno usare farmaci per trattare una forma acuta di insonnia, ma è positivo se utilizzati per una fase iniziale.
La terapia psicologica, invece, è efficace nel medio-lungo periodo: è senza effetti collaterali ed è anche praticabile online.
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